Capitolo 0: Introduzione
Conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano da quasi 400 anni, il Codice Atlantico è una incredibile raccolta di manoscritti di Leonardo da Vinci.
Nei fogli, si accavallano senza apparente ordine scritti e disegni di argomenti disparati: astronomia, biologia, geografia, chimica, meccanica, anatomia… Si è sempre pensato che i disegni in totale fossero 1750. Ma nel corso dell’ultimo restauro si è scoperta la mancanza di un disegno. Un disegno sulle cui tracce si sono messi in molti, ma che non è mai stato identificato con sicurezza.
Capitolo 1: La nascita del Codex Atlanticus
Salve a tutti.
Sì, sono io che ho seguito le tracce del disegno di Leonardo per tutti questi anni. L’organizzazione di cui faccio parte considera il suo ritrovamento e la sua conservazione una missione prioritaria…
Lasciate che vi racconti qualcosa di più sul Codex Atlanticus: siamo davanti ad una incredibile raccolta, sebbene ordinata in modo arbitrario.. Pensate, si stima che nel mondo si sia conservato solo un terzo della produzione di Leonardo su carta. E se qualcosa di ciò ci rimane, lo dobbiamo ad un certo Francesco Melzi…
Lui conservò tutto gelosamente, ma non trasmise lo stesso rispetto a chi venne dopo di lui. Anzi: alla sua morte, i suoi eredi non solo non dimostrarono la sua stessa cura per il lascito di Leonardo ma iniziarono a vendere, o addirittura regalare pezzi della più grande enciclopedia dell’epoca, disperdendo un patrimonio inenarrabile…
Ci volle uno scultore, uno spagnolo, per iniziare a raccogliere l’eredità Da Vinci. Di quell’uomo, vi parlerò la prossima volta.
Capitolo 2: Le prime manipolazioni
Siamo alla fine del sedicesimo secolo. Gli echi del Rinascimento ormai si stanno spegnendo un po’ ovunque.. Gli eredi di Francesco Melzi continuano nella loro opera di vendita del patrimonio leonardesco. Uno scultore spagnolo compra loro una gran quantità di manoscritti, ma ne disperde chissà come e dove, una parte. Poi, pensando di fare un gran servizio all’umanità, decide di organizzare con criteri opinabili le pagine, fino a quel momento separate, degli scritti di Leonardo. Ecco quindi che separa le pagine di argomento scientifico da quelle di argomento artistico, componendo pagine di grandi dimensioni con disegni e scritti che, probabilmente, hanno visto la luce in tempi e luoghi differenti.
Fu nel 1608, alla sua morte, che i manoscritti tornarono in Italia: i suoi eredi li vendettero al Conte Galeazzo Arconati, collezionista che già possedeva 12 piccoli quaderni di appunti a firma “Da Vinci” che li conservò gelosamente fino al 1637. In quell’anno donò tutto alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. E per quasi due secoli, i disegni furono lasciati in pace.
Capitolo 3: Il Codice arriva a Parigi
Ma nel 1796 arriva a Milano Napoleone Bonaparte e uno dei suoi primi atti è quello di ordinare il trasferimento dei manoscritti di Leonardo a Parigi: là vengono conservati nella Biblioteque de l’Institut de France. Poi vengono trasferiti al Louvre, e lì rimangono per 17 anni. E’ nel corso del congresso di Vienna che si decide sia giunto il momento di restituire ad ogni paese ciò che in epoca napoleonica era stato portato in Francia. C’è un racconto, un aneddoto che disegna per bene il clima in quel momento: l’emissario per la restituzione delle opere d’arte nominato dalla casa d’Austria sembra avesse scambiato il prezioso volume per un manoscritto in cinese a causa della tipica grafia inversa del Da Vinci.
Fu solo grazie all’intervento di Antonio Canova, emissario dello Stato Pontificio nella causa di restituzione, che, dopo averlo esaminato, il Codice Atlantico fu infine incluso tra i beni da restituire all’Ambrosiana, sua sede naturale.
Capitolo 4: I due restauri
E’ innegabile che sia da ricercare in tutti questi passaggi il momento in cui sparì il disegno che stiamo cercando. Chissà chi tra questi personaggi che ebbero in mano il manoscritto, si appropriò del documento che tanto ci sta a cuore.
La storia del Codice Atlantico prosegue, attraverso due grandi restauri: il primo negli anni 1968-72, in cui le tavole vengono rilegate in 12 enormi volumi.
Il secondo, nel 2008, quando per diversi motivi si decide di tornare indietro, disassemblare i volumi creati appena 40 anni prima e raccogliere foglio per foglio in teche appositamente realizzate per una perfetta conservazione.
E’ la forma del codice che possiamo vedere oggi.
E proprio in quell’ultima restauro si è scoperto che manca un disegno: da qui in avanti si sono fatte congetture, ipotesi, più volte si è gridato al ritrovamento.
Negli ambienti accademici si è dato per assodato che il disegno è stato ritrovato nel 2011. Ma la stampa ha dato poca rilevanza alla notizia e pure il sito ufficiale www.leonardoritrovato.com non è visitabile…
Capitolo 4: I due restauri
E’ innegabile che sia da ricercare in tutti questi passaggi il momento in cui sparì il disegno che stiamo cercando. Chissà chi tra questi personaggi che ebbero in mano il manoscritto, si appropriò del documento che tanto ci sta a cuore.
La storia del Codice Atlantico prosegue, attraverso due grandi restauri: il primo negli anni 1968-72, in cui le tavole vengono rilegate in 12 enormi volumi.
Il secondo, nel 2008, quando per diversi motivi si decide di tornare indietro, disassemblare i volumi creati appena 40 anni prima e raccogliere foglio per foglio in teche appositamente realizzate per una perfetta conservazione.
E’ la forma del codice che possiamo vedere oggi.
E proprio in quell’ultima restauro si è scoperto che manca un disegno: da qui in avanti si sono fatte congetture, ipotesi, più volte si è gridato al ritrovamento.
Negli ambienti accademici si è dato per assodato che il disegno è stato ritrovato nel 2011. Ma la stampa ha dato poca rilevanza alla notizia e pure il sito ufficiale www.leonardoritrovato.com non è visitabile…
Capitolo 5: Il disegno perduto
E giunti a questo punto, ecco la domanda: dove si trova il disegno?
Nelle mie ricerche, ho identificato molti sospettati.
Non pochi, vero. Ma grazie al vostro aiuto, conto di poter trovare chi ha nascosto ciò cui anelo da anni.
Sarà stato lo stesso Antonio Canova, colui che ha lasciato un diario per aiutarvi nella ricerca?
O il Melzi, che ha tenuto per sè un ricordo del suo maestro?
Forse gli eredi di Pompeo Leoni nascosero il disegno nella sua tomba prima di vendere gli scritti di Leonardo al conte Arconati. A meno che non sia stato proprio lui, il conte, ad occultare un disegno dell’immensa raccolta.
Facile far cadere i sospetti su Napoleone… e forse anche sullo studioso Francesco Barbieri e suo padre Giosafat Kurelo, i due autori del restauro degli anni 1968-72.
O su Ludovico il Moro, il signore che governava Milano negli anni in cui Leonardo soggiornò qui.
Ma io penso potrebbero essere anche coinvolti il principe di Metternich, colui che aiutò Canova a riportare in Italia le opere d’arte francesi ma anche colui che riuscì a farsi restituire quei cavalli di bronzo che oggi campeggiano sulla Basilica di San Marco, a Venezia.
Rimane poi l’ipotesi più affascinante.. ovvero che sia stato proprio Leonardo a nasconderlo..
Tocca a voi, è il momento!
Avrete tra le mani un quaderno di appunti: sono appunti proprio di Antonio Canova: questo vi aiuterà nel vostro percorso. Ma non affidatevi totalmente a ciò che scrive: potrebbe nascondere qualcosa..
Noi siamo convinti che il manoscritto mancante sia nascosto accanto ad uno di coloro che lo ha avuto tra le mani in vita. Ma chi?
Riuscirete a scoprirlo?